Intervista al pastry chef Gabriele Giambastiani

by Alessandra Guigoni

Da sempre appassionato di pasticceria ha seguito corsi locali, nazionali e internazionali con dedizione, lavorando in diversi contesti, con il pallino dell’aggiornamento e dello studio. Oggi lavora in uno degli hotel più eleganti e blasonati di Cagliari.

Quali sono la tua visione e missione professionali?

La mia idea della pasticceria? Una visione in cui nascano sempre più format che possano far combaciare l’alta qualità con La vicinanza al territorio e la sostenibilità economica dei progetti; senza questi elementi niente può durare a lungo.

La mia missione è sicuramente quella di riuscire a trasmettere le mie competenze e la mia passione ai giovani che vogliono avvicinarsi a questo mondo e condividere con chi potrebbe trarne giovamento le mie idee per una pasticceria contemporanea e sostenibile.

Qual è il tuo rapporto con la pasticceria tradizionale sarda?

Essendo arrivato in Sardegna già grande non ho un legame storico con i dolci tradizionali sardi.

Sicuramente credo che abbiano ancora una loro clientela ma credo che, come ogni altro dolce regionale, possano essere rinnovati e resi più attuali, soprattutto nelle modalità di fruizione.

Sicuramente il mio preferito è l’aranzada che lascerei proprio così com’è.

Prodotti che trovo molto interessanti anche in chiave di rivisitazione sono la seada e la pardula.

Quali sono i tuoi ingredienti preferiti?

Sicuramente tra i miei ingredienti preferiti ci sono gli agrumi, e tra questi merita una menzione speciale la Pompìa, tipica di Siniscola.

Altra menzione particolare merita il miele, per cui nutro un vero amore sbocciato dopo una bellissima esperienza in apicoltura; tra le eccellenze sarda sicuramente c’è il frutto del corbezzolo.

Infine adoro lo zafferano e le mandorle.

Cosa bolle in pentola?

Per il futuro i progetti sono tanti, sicuramente quello di creare un movimento consapevole che possa portare a ripensare i prodotti di pasticceria e anche la modalità di vendita.

Mi piacerebbe riuscire inoltre a creare un anello di congiunzione tra l’agricoltura sarda e l’alta pasticceria. E scovare nuovi talenti, anche dove sembra che sia tutto spento.

Ritengo che attraversiamo un momento molto affascinante e mi piacerebbe molto dar valore alle nuove generazioni, spesso bistrattate ma, secondo me, con un potenziale immenso.

Una ricetta per i lettori di Imprentas?

C’è una ricetta che mi sta molto a cuore da quando lavoro in albergo; una soffice torta di mandorle ottima per la colazione e per l’ora del tè. Gli ingredienti sono 250 g di burro, 400 g di zucchero semolato, 2 g di sale, 300 g di uova intere, 350 g di mandorle dolci in polvere, 50 g di mandorle amare in polvere, 100 g fecola di patate, 5 g di lievito chimico

Procedimento: in una planetaria o con una frusta montare leggermente il burro con lo zucchero e il sale; aggiungere a filo le uova poco per volta è concludere l’impasto aggiungendo le polveri setacciate; mescolare con una spatola in gomma per amalgamare bene il composto. Versare il composto in una tortiera precedentemente imburrata e, magari, foderata con mandorle a fettine. Cuocere in forno a 170° C per circa 40 minuti, controllando la cottura con l’ausilio di uno stecco in legno: quando inserendolo nella torta ne uscirà asciutto significa che è cotta. Lasciar raffreddare leggermente e poi capovolgere su un piatto di portata.

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