Intervista allo chef Antonio Satta “ambasciatore” dell’alta cucina a Dubai

by Alessandra Guigoni
Intervista chef Antonio Satta

Intervistiamo lo chef Antonio Satta, che nelle ultime settimane ha conquistato le copertine di diverse riviste
del settore ed è stato intervistato da molti quotidiani. È infatti uno degli chef italiani di punta degli Emirati
Arabi Uniti, dirige il ristorante Cinque dell’iconico Hotel Five Palm di Dubai. Questo hotel ha una spiaggia
privata e cinque piscine all’aperto; le stanze godono della vista sul Golfo Persico. Tra i servizi, come il centro
benessere, anche alcuni punti ristoro con chef di fama mondiale, tra cui il ristorante di ispirazione italiana
Cinque. Il ristorante, tra gli altri riconoscimenti è nella top 150 dei ristoranti a Dubai di Trip advisor su 8.637
ristoranti censiti e ha vinto il premio Travellers’ Choice 2002. È attualmente uno dei ristoranti più in voga,
merito sia dell’ambiente, curatissimo, ma soprattutto della cucina.

Raccontaci come sei approdato lì e qual è la percezione della cucina italiana da parte dei
clienti


Innanzitutto grazie per avermi considerato uno degli chef italiani di punta degli Emirati. Sono
approdato qua perché ho avuto l’opportunità di crescita e soprattutto una cucina da gestire con
una compagnia che mi sostiene sotto ogni aspetto nelle scelte culinarie. Per quanto riguarda la
percezione che i nostri clienti hanno della nostra cucina sicuramente è ottima considerando che
una alta percentuale di clientela qui è italiana. Sono molti i giovani e le famiglie italiane che ci
vivono o vengono in vacanza a Dubai; quindi il livello e la qualità devono essere sempre al top. 

Quali sono gli ingredienti sardi e italiani che non mancano nella tua cucina? quali le pietanze
tuoi cavalli di battaglia?

Un ingrediente sardo (e non solo sardo) che sicuramente non manca nella mia cucina è la Bottarga
di muggine
, ma anche la fregula, che abbiamo recentemente introdotto nel nostro menù. Utilizzo
tantissimo le foglie di Mirto essiccate, che importo personalmente dalla Sardegna, per marinature,
infusi ed altre preparazioni. 
Questi sono alcuni dei miei ingredienti preferiti. Non credo di avere “cavalli di battaglia”;
preferisco piuttosto credere di fare bene ogni singolo piatto, che sia da una semplice amuse-
bouche ad un risotto, un secondo o un dessert: per me ogni parte del menù deve essere
considerata importante tanto quanto la successiva e sino alla fine. Credo che chi viene a mangiare
da noi, non dovrebbe venire con il solo scopo di riempire la pancia,  ma fare una vera esperienza
culinaria. E così è per la maggior parte dei clienti, che arrivano con l’idea appunto di fare
un’esperienza unica ed irripetibile, dandoci fiducia.

Sei giovane e già arrivato, ma … dove ti immagini tra 10 anni e a fare cosa? Insomma quali
sono i progetti futuri a medio e lungo termine?


Non direi di essere già arrivato,  in questo lavoro ti posso assicurare che non si arriva mai; sono a
capo di una cucina e di una squadra, certo, ma questo non mi fa sentire arrivato. Al contrario mi fa
sentire come se tutto fosse appena iniziato. Ho speso tantissimi anni per arrivare qua ed avere
questa posizione, ma ora è come ricominciare tutto da capo, pertanto “imparare” è la parola
d’ordine. Tra dieci anni mi vedo dove  ogni cuoco dovrebbe vedersi,  e cioè a guidare il mio
ristorante come chef/patron con la mia firma.
Perciò il mio sogno e progetto più grande,  ovvero ciò per cui non mi sono mai  arreso, è quello di
aprire il mio ristorante e rendere felici i miei clienti…e perché no…farlo in Sardegna con mia
moglie e la mia famiglia.

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