Intervista allo chef Davide Atzeni, patron di Coxinendi, ventata di innovazione in Sardegna

by Alessandra Guigoni
intervista del mese

Fresco di un prestigioso riconoscimento, il “Premio Mesa” 2022, ideato dal pubblicitario Gavino
Sanna, Davide Atzeni ha aperto da pochi anni il suo locale in quel di Sanluri, nel cuore della
Marmilla; il ristorante Coxinendi ha già le vetrofanie delle maggiori Guide gastronomiche nazionali,
oltre che essersi fatto notare dalla stampa specializzata.


Davide ci racconti il tuo percorso lavorativo? Può essere di ispirazione a tanti giovanissimi che si
affacciano al mestiere.

Il mio percorso inizia in Sardegna, con un corso professionale di due anni, poi sono partito per
Como, dove ho avuto una bella base di cucina tradizionale, ho lavorato la pasta fresca, i porcini, la
carne di capriolo per dire, poi sono partito per Parigi, dove ho lavorato alcuni anni in diverse
attività ristorative, dalle classiche brasserie ai ristoranti stellati, facendo molta esperienza.
Dopo 10 anni fuori sono tornato in Sardegna, era il 2016, ho lavorato a Pula tre anni, poi con la mia
compagna, Sara, abbiamo pensato di creare un nostro concetto ed è nato il ristorante Coxinendi in
quel di Sanluri, in piena armonia di vedute e di intenti.
Abbiamo scelto Sanluri perché ci consente di sviluppare la nostra filosofia. Sanluri non è città ma
una bella cittadina, ben collegata con la principale arteria dell’Isola a Cagliari, quaranta minuti di
macchina, ma anche ben collegata ad Oristano, e poi sempre tramite la SS131 anche a Nuoro e
Sassari.
Mission e vision della tua attività, so che hai da raccontare.
Guarda, abbiamo cercato di portare una forte impronta di professionalità in un territorio un po’
depresso, per creare una rete con produttori di vario genere, dagli artigiani agli agricoltori. La
mission principale è diventare un punto di riferimento nel nostro territorio, per la comunità locale.
L’ideale, turisticamente parlando, è avere vari punti di interesse, che in effetti a Sanluri ci sono, dal
Museo del pane al Castello, al sito archeologico di Mont’e Prama con il Museo archeologico di
Cabras; la vision è diventare parte integrante delle esperienze turistiche e culturali che si possono
fare intorno al nostro ristorante, vogliamo essere un nodo della rete insomma.
Qual è la tua filosofia di cucina?
La mia filosofia, al di là di prodotti e tecniche è la seguente: ci vogliono i contenuti. Quali?
Personale ben formato, che ha manualità, sa fare le cose, che vive bene, che non è chiuso in
cucina o sala tutto il giorno. Tre parole chiave potrebbero essere: Benessere, preparazione,
formazione.
E ci vuole ricambio generazionale, perché i ristoratori grintosi di oggi domani saranno stanchi. E il
patrimonio accumulato, di saperi, tecniche, competenze potrebbe andare perso. Quindi ci vuole
ricambio generazionale, ma per farlo bisogna creare le condizioni perché i giovani raccolgano il
testimone.
La tua ricetta per Natale ce la dai?
Spegnere la TV, arrostire un agnellino, servire anche delle belle verdure sul tavolo in pinzimonio,
noci, possibilmente barbaricine, prosciutto di Ploaghe… è essenziale stare insieme, questa è la
ricetta della felicità per le feste natalizie. Auguri a tutti i lettori e le lettrici del magazine Imprentas!

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