Elementor #1353

by Stefano Pedron

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Ogni estate da anni si svolge una caratteristica Sagra dei culurgiones di patate e menta, rinomata  sia per la qualità del prodotto sia per la bellezza di questo piccolo borgo della Barbagia,  ribattezzato paese dell’acqua perché ha numerose sorgenti perenni e una spettacolare cascata,  detta di San Valentino, perché sorge accanto all’omonima chiesa.  

Sadali ha un migliaio di abitanti ed è un paese circondato da boschi di lecci, rovere, sughere e  piccoli orti familiari, dove si coltivano le patate che finiscono nella farcia dei culurgiones, insieme al  formaggio ovino e all’immancabile menta. Siamo a 700 m d’altitudine, il clima anche d’estate è  mite e le strutture ricettive accolgono i visitatori desiderosi di rinfrescarsi in alta collina, mangiare  cibi sani e riposare nella tranquillità che garantisce l’ospitalità rurale. Nel circondario troviamo le  Grotte Is Ianas, tombe di giganti, un nuraghe.  

Il centro storico di Sadali è un tripudio di fontane, ruscelli, canali ricchi d’acqua che culmina nello  spettacolo del vicino Su Stampu de su Turrunu, risultato di un triplice fenomeno carsico: abbiamo  inghiottitoio, grotta e risorgiva con cascata e laghetto. Da vedere.  

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Il Moscato è un vitigno di antica schiatta, che pare fosse presente sull’Isola già al tempo dei Romani con il nome di vitis apiana… uva amata dalle api per la dolcezza degli acini. 

Anche il termine “moscato” viene messo in relazione dagli storici con l’attrazione degli insetti verso quest’uva molto zuccherina.

Sappiamo per certo che nel XVIII secolo il Viceré Rivarolo diede nuovo impulso alla vitivinicoltura sarda, e che la Regia Società Agraria ed Economica di Cagliari, fondata nel 1804, iniziò a fare conoscere fuori dell’Isola i vini di lusso sardi, tra cui il Moscato, in occasione del Sesto Congresso Scientifico Italiano, tenutosi a Milano nel 1845. 

Oggi il Moscato è presente un po’ in tutto il Mediterraneo vitato e in Sardegna trova suo terreno d’elezione nel Campidano, in Romangia e Gallura. 

Queste tre aree viticole collimano con tre diverse e caratteristiche tipologie di moscato: Cagliari Moscato; Moscato di Sorso-Sennori; Moscato di Sardegna, con lo spumante sottozona “Tempio” e sottozona “Gallura”. 

Il colore del moscato di Sardegna è oro-ambrato, i profumi ricordano miele, confettura di albicocche, mosto cotto, fichi maturi. All’assaggio il moscato si rivela meravigliosamente dolce, morbido e avvolgente al palato.

Si accompagna sia a tutta la pasticceria tradizionale sarda a base di mandorle, miele, zucchero sia alla pasticceria moderna, con predilezione per le paste alla frutta fresca e le crostate.

Il Moscato di Sardegna DOC può essere “bianco”, “passito”, “da uve stramature” e “spumante”; è una DOC regionale creata negli anni ’70 del XX secolo. 

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Chi frequenta Twitter ti conosce molto bene, ti seguono 140.000 persone e generi un “traffico” da 40 milioni di interazioni annuali… ma ci piace svelarti ai lettori del nostro Magazine poco a poco… 

Va bene: mi chiamo Gianluigi Tiddia, sono un ingegnere ma il nome e il cognome dicono poco. 

Da dodici anni sono “l’occhio blu” su Twitter, l’@insopportabile che prova a raccontare il mondo e soprattutto la sua Sardegna con uno spirito critico velato di ironia.

Dodici anni di social network sono un tempo enorme ed è per questo che forse mi sento come un fuoricorso nell’università della vita raccontata. 

Il grande valore di questa avventura digitale è la straordinaria rete di relazioni che mi ha permesso di conoscere persone che mai avrei potuto solo avvicinare e di stringere profonde amicizie e rapporti di lavoro che ormai fanno parte del mio vivere quotidiano. Il virtuale è reale, la differenza la fanno le persone e quanto valore hanno capacità e volontà di aggiungere al contenitore digitale mondiale, al di là dei numeri che citavi… che in effetti hanno la loro importanza. 

Di cosa ti occupi nella vita?

Sono un ingegnere ma mi definisco un artigiano della socialità digitale dato che negli ultimi anni la mia attività si è concentrata sulla comunicazione e sul digital marketing soprattutto in ambito turistico e culturale

Aiuto gli enti, le aziende e i privati a farsi ascoltare partendo dalla cosa più importante: avere qualcosa di rilevante e interessante da raccontare e trovare una narrazione coerente e utile alle loro attese e per le persone che diventano il loro obbiettivo. 

Un mestiere che cambia letteralmente ogni giorno per linguaggi, strumenti e pubblico: insegnare quindi ad essere attori consapevoli è la cosa più complicata ma quando ci riesco sono felice di aver aiutato a capire il mondo che viviamo e nel quale la tecnologia rimane strumento che collega e agevola la vita delle persone. Poi amo organizzare e partecipare a eventi digitali, curarne la comunicazione, fare formazione dove imparo moltissimo dalla visione laterale di chi nel brodo digitale non ci si è ancora immerso.

I tuoi prodotti sardi del cuore? Quale ricetta fai spesso? 

Amo i cibi semplici, ingredienti di qualità cucinati in maniera da valorizzarli e poterli distinguere. Da cagliaritano e da nipote di pescatore amo la cucina di mare ma da vent’anni grazie alla mia #santamoglie ho conosciuto e apprezzato ancora di più la cucina di terra.

Negli ultimi anni abbiamo sperimentato per passione (e golosità!) tantissime ricette dalla pasta fresca alle pizze, agli arrosti e ovviamente alla mia passione, i fritti. 

Viviamo in campagna, immersi in un oliveto che curo insieme al frutteto e all’orto. Avere prodotti appena colti ti cambia il modo di alimentarti entrando nei ritmi della natura e apprezzandone le stagionalità. Olio, mirto, confetture e marmellate, sughi ed essenze aromatiche che produciamo in quantità sono ormai una certezza quotidiana. 

Ingredienti che non mancano mai nella nostra dispensa sono la bottarga (sia di muggine che di tonno), la vernaccia per aromatizzare arrosti (il Porcetto arrosto allo spiedo ma anche il pesce) e altri come carciofi, cozze, vongole, asparagi, ricotta e formaggi semistagionati.    

Una ricetta che trovo meravigliosa per la sua semplicità sono le mezze penne con sugo di pomodoro crudo, basilico e ricotta affumicata salata grattugiata (mustia). 

Dei vini che apprezzo molto sono i rossi di Dettori (Rosso, Otto Marzo e Tenores) ma ci sarebbero almeno altre quindici cantine che potrei citare che apprezzo e bevo regolarmente. 

Credo che il al di là della moda del cibo ci sia stata una riscoperta del piacere degli ingredienti di qualità, del valore del tempo nelle preparazioni, dell’innovare per sperimentare e non per lo stupire fine a se stesso. Viviamo un momento nel quale il cibo ha un valore sociale di nuovo assoluto, dargli centralità per ciò che rappresenta come esperienza e non per il solo business è forse la novità più bella. 

I tuoi progetti futuri?

Un progetto al quale tengo molto è pubblicare le centinaia di ricette di #santamoglie, aka mia moglie Carla, che oltre ad essere uno straordinario ingegnere cucina meravigliosamente bene: sono molto richieste ma che non ho mai strutturato in un blog. 

C’è tanta curiosità per ingredienti, preparazioni e storia, credo sia importante divulgare la cultura del cibo con tutti i mezzi con un occhio attento alla qualità, ovviamente.  

Un sogno ancora più grande è il poter fare qualcosa per la mia isola, per quel salto di qualità nel diventare una destinazione internazionale tutto l’anno senza però consumarla, svilirla o peggio svenderla. 

La recente attenzione alla sostenibilità ci pone in una condizione ottimale per progettare un nuovo turismo consapevole e gratificante. Mi auguro di poter dare una mano per poter vedere finalmente la Destinazione Sardegna realizzarsi con le tante persone che forse aspettano solo un’occasione per poter attivare le energie necessarie a questa rivoluzione pacifica, collettiva e condivisa. 

Nell’attesa conto presto di organizzare dei Summer camp sul mondo digitale con delle connessioni con il mondo della vela.

Ma il miglior progetto è stupirmi ogni giorno delle persone che incontro e delle loro idee.

Sui social, di persona, basta che ci si incontri 🙂 

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L’estate in Sardegna? Sole, mare, spensieratezza, vacanza, e naturalmente buon cibo, gustoso. In Sardegna è il momento di portare a tavola i tanti antipasti sardi di mare. La regione ha ben 1.849 km di coste, e ovviamente ha tantissimi prodotti ittici pregiati. 

Ne elenchiamo solo qualcuno: cozze, ostriche e arselle, polpo, orata, dentice, sardine, acciughe, razza, gattuccio, tonno rosso di corsa, bottarga di muggine e di tonno, muggine, anguilla e tanti altri… 

Qualsiasi antipasto vogliate preparare…osate! Con i colori, con i sapori, con i contrasti. È questo il trend dell’estate 2021. Ad esempio abbinate un filetto di pesce al vapore con della frutta fresca, con dei fiori eduli; il muggine arrosto, per esempio, così saporito e forte, si abbina bene a della frutta tropicale, dolce. La regina degli antipasti di mare rimane però la bottarga di muggine che, tagliata a fettine, si può accompagnare a dei crostoni di pane abbrustolito, un filo d’olio e pomodorini ciliegino. Un antipasto fresco e completo, da accompagnare ad un calice di Vermentino o ad una buona birra sarda artigianale!

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Mamoiada è diventata da alcuni anni una delle capitali del vino sardo. Situata nel cuore dell’Isola, nella regione storica della Barbagia, in una zona collinare caratterizzata da ambiente incontaminato e terreno vocatissimo alla viticoltura, è tra le cinque località sarde più famose per il Cannonau. Al giorno d’oggi vinificano oltre cento imprese, la maggior parte a conduzione familiare… Molte cantine si sono fatte valere sulla scena nazionale e internazionale, con premi e riconoscimenti; tra di esse si distingue anche la Cantina di Giampietro Puggioni, che produce Cannonau, Vermentino e Grappa. La sua bottiglia più famosa è il Cannonau Mamuthone che porta l’immagine di quella che è forse la più famosa maschera del Carnevale sardo, la maschera in legno del mamuthone appunto, un essere ancestrale e semidivino del folklore sardo, tramite tra mondo umano e soprannaturale. 

Di sé Puggioni così racconta nel proprio sito web: «La cantina parte da mio nonno a mio padre per arrivare a me, e continuare, spero, con i miei figli. La passione per il vino e la dedizione alla lavorazione della terra, hanno reso possibile tutto questo. Nel 2005 ho acquistato l’ex cantina sociale di Mamoiada, deciso a dare una svolta alla mia attività. Volevo rendere omaggio a tutti i sacrifici fatti negli anni, facendo conoscere ed apprezzare il vino da noi prodotto. La ricerca del “buon gusto” e della qualità, fanno parte della politica con la quale mando avanti la mia azienda. Questi elementi, uniti alle più avanzate tecniche di lavorazione nel campo vitivinicolo, hanno fatto sì che i miei prodotti si affermassero sia in ambito nazionale che europeo».

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Segnate in agenda l’8 luglio. Quel giorno ogni anno si celebra la giornata internazionale del mar Mediterraneo, un’opportunità per aumentare la consapevolezza sulla salute del Mare Nostrum e sulle emergenze e criticità. Le plastiche e le microplastiche, gli sversamenti di petrolio, l’overtourism in tante località costiere, l’erosione dei litorali, l’innalzamento del livello del mare…. Sono solo alcune delle criticità attuali. Tra di esse anche l’insostenibilità di gran parte della pesca, l’esigenza di una maggiore tutela del mare, dei suoi fondali, della fauna e flora ittiche. Tra le specie ittiche più amate il Tonno, che dall’oceano Atlantico viene nel Mediterraneo per riprodursi. Amatissimo dai gourmet però va pescato con moderazione e cum grano salis per non vederlo scomparire per sempre dai mari e dalle nostre tavole.

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Il 7 luglio si celebra la Giornata mondiale del cioccolato. Non tutti sanno che la teobromina, contenuta nel cacao, materia prima per ogni tipo di cioccolato, è un vero e proprio alcaloide naturale, con azione cardiotonica e vasodilatatoria, un notevole energizzante in una parola. Già gli Atzechi messicani avevano intuito quando il cacao fosse importante, avevano dedicato una divinità del cacao, e il consumo della cioccolata era riservata all’élite, comsumata in cerimonie religiose. Venendo a noi secondo l’agenzia Ansa gli Italiani al giorno d’oggi ne consumano oltre 4 kg pro capite all’anno. Lo scorso anno, durante il lockdown, il consumo aumentò del 22% perché, si sa, il cioccolato è il comfort food per eccellenza, fortemente consolatorio, e ha un sapore meraviglioso. In Sardegna non c’è, come invece in altre regioni, una forte tradizione di lavorazione del cacao, ma alcuni maestri cioccolatai lo utilizzano ormai da anni per produzioni dolciarie interessanti. Pardulas, sospiri e seadas al cioccolato stanno incontrando il favore dei consumatori e la produzione si sta dunque affermando e diversificando.

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I culurgiones ripieni di patate nascono in Ogliastra nell’Ottocento, probabilmente per la felice intuizione di una massaia che, sprovvista di sufficiente formaggio per il solito ripieno, mescolò il pecorino fresco con una purea di patate, prodotto abbondante negli orti. Poi aggiunse un po’ di menta e riempì così questo caratteristico raviolo, di antica fattura. Per trovare tortelli fatti così, a sacchetto, sigillati con la caratteristica chiusura -a prova di cottura- detta in sardo “a spighitta”, bisogna andare sino in Cina, dove si pratica una cucitura simile ai locali tortelli. Per la sfoglia dei nostri culurgiones occorrono semola, acqua, sale. Per il ripieno patate, pecorino fresco (fiscidu), stagionato, olio evo, sale e menta q.b. Molte le varianti: alcune prevedono anche cipolla o aglio nella farcia. Dopo averli cotti brevemente in acqua salata bollente, si condiscono con un sugo di pomodoro e pecorino grattugiato, o con olio evo e pecorino, o ancora a molti piacciono con una spolverata di bottarga e un filo d’olio. Si possono anche condire con burro e salvia, cuocere al forno o arrosto. Queste ultime due modalità di cottura erano utilizzate anche nel passato dai sardi e sono tornate in auge per i culurgiones da passeggio, amati dagli streetfoodie.

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Elisabetta Pala, proprietaria della Cantina Mora&Memo, una delle nuove talentuose leve delle Donne del vino di Sardegna si racconta. 

1. Sei giovanissima, figlia d’arte, hai vinto molti riconoscimenti e premi con i tuoi vini e sei Presidente della sezione Sardegna de Le donne del vino… fai moltissime cose: com’è la tua giornata tipo

La mia giornata inizia prima di tutto come mamma, sempre di corsa e con tante cose da fare! 

Alle 9 inizia la mia giornata in azienda, in modo simpatico posso definirla “morning routine”, dove mi occupo, insieme al mio piccolo team, di tutti gli aspetti della cantina, dalla produzione allo stoccaggio, dal marketing alla vendita, per poi continuare con gli aspetti più sociali che riguardano i contatti, tramite telefonate, e-mail e meeting, con i clienti e i vari distributori. 

A tutto questo si aggiunge, insieme a mio padre, il controllo dell’attività in vigna… e la sera si torna al lavoro di mamma.  

2. Qual è la filosofia di Mora&Memo e quali visione e missione aziendale? che valori consideri irrinunciabili nella tua professione?

In questi anni ho sviluppato le mie idee di vino concretizzandole nel 2013 con la nascita di Mora&Memo. 

La mia missione, come produttrice e come donna del vino, è quella di promuovere il territorio, raccontare il carattere di una terra straordinaria come la Sardegna in chiave giovane e moderna. 

I valori essenziali sono la tenacia e la determinazione, la passione e la grinta, la voglia di innovare e di andare avanti, il forte desiderio di lasciare un’impronta in un mondo che, soprattutto in Sardegna, è sempre stato prettamente maschile. 

Ma ora, fortunatamente, non è più così, tanta perseveranza e voglia di fare hanno cambiato le carte in tavola!

3. Vino e cibo: raccontaci le tue preferenze alimentari, i prodotti sardi che non possono mancare sulla tua tavola. E… Hai una ricetta del cuore?

Mi piace tanto la cucina Mediterranea, sulla mia tavola non manca mai il pane carasau, un buon vino e un olio sardo

Da vera italiana amo la pasta, per questo la mia ricetta del cuore è sicuramente un primo piatto: Fregula ai frutti di mare abbinata al mio Tino Sur Lie.

4. Uno sguardo al futuro: finalmente l’Italia sta ripartendo, il Covid-19 grazie alla bella stagione e ai vaccini sta perdendo decisamente forza. Quali i tuoi progetti nel prossimo futuro

Innanzitutto, da sempre, quando parlo del futuro cerco di farlo sempre con coraggio, positività e sensibilità femminile… in quest’ultimo periodo più che mai.  

Questo mi permette di portare avanti il lavoro, migliorarmi, crescere e confrontarmi. 

Per rispondere alla domanda: viaggiare, riprendere le visite in vigna, ricominciare gli incontri con gli amanti del vino attraverso serate ed eventi. 

Ma il progetto più stimolante è la nascita di un nuovo vino utilizzando i miei vitigni preferiti e rappresentativi: Monica e Bovale

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Ciliegino, Datterino, Piccadilly, Cuoricino e compagnia: tante varietà per i pomodorini estivi a grappolo, che si mangiano come le ciliegie: una tira l’altra. Non tutti sanno che i pomodori sono un toccasana per la salute, contengono infatti  molte vitamine e sali minerali proteggendo contro tumori e cardiopatie. Si consumano con i classici formaggi freschi estivi nelle insalate dette “capresi” ma anche in pastasciutta, crudi o appena sbollentati, o confit. Per fare i pomodori confit bisogna tagliarli a metà, cospargerli di un po’ di sale e/o zucchero, eventualmente  di qualche erba officinale (timo o basilico secondo i gusti) e farli appassire in forno caldo. Dopo la cottura sono pronti per condire la pasta prescelta con l’aggiunta di un filo di buon olio evo a crudo. Una grattugiata finale di ricotta salata sulla pasta già condita con olio e pomodorini e il piatto è pronto! Leggero e gustoso, può essere un ottimo piatto unico all’ora di pranzo, per nutrirsi con leggerezza senza rinunciare al gusto.

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