Le massaie sarde sono le regine incontrastate delle fritture. Esistono infatti decine di
ricette che hanno come protagonisti i fritti, dolci e salati. Nella cucina tradizionale si
frigge tutto, dal pane alle palline di ricotta.
Carnevale è una festa pagana antichissima, mai cristianizzata. Carnevale in Sardegna
è molto sentito e festeggiato in una miriade di modi. Si va dalle classiche mascherate
alla sfilata di maschere ancestrali, come i famosi Mamuthones, ai roghi in piazza di
pupazzi, alle corse sfrenate di cavalli e cavalieri mascherati come nel caso della
Sartiglia di Oristano ma gli esempi sono tanti e potrebbero continuare.
Non c’è borgo nell’Isola che in qualche modo non festeggi il Carnevale. Ovviamente
a tavola si scatena la fantasia e il piacere del cibo, essenzialmente con degustazione di
frittelle, salumi, formaggi e copioso vino.
Tra le frittelle citiamo i Pirichittos, palline di pasta fritte, poi immerse nello zucchero
caramellato e modellate manualmente secondo una forma scelta, spesso a corona. Si
tratta di un dolce tipico della Nurra e del Sassarese.
E ancora le Orillettas nuoresi, costituite da sorta di nastri e treccioline di pasta fritti e
poi immersi nel miele. O ancora i classici Orrubiolos, palline di ricotta o formaggio
fritte e passate nello zucchero semolato, che sono come le ciliegie, una tira l’altra.
Famosi i ravioli dolci di mandorla, uno dei PAT (Prodotto Agroalimentare
Tradizionale) della Sardegna, variamente denominati: cruxioneddu de mindua,
culungioneddos de mendula eccetera.
Questi ravioli dolci ripieni di pasta di mandorla vengono fritti e poi possono essere
completati da zucchero semolato o miele.
La notissima seada o sevada è un tortello ripieno di formaggio fritto e poi cosparso di
miele amaro. Si consuma tutto l’anno, e a Carnevale non manca mai come coccola di
fine pasto.
Infine citiamo le zeppole tipiche della tradizione sarda, insieme alle “chiacchiere” o
meraviglias, ai bugnolos (o brugnolos) di ricotta e patate, e ai Parafrittus o “frati
fritti” o “fatti fritti”.
Questo nome scherzoso “frati fritti” pare derivare o dalla forma della ciambella, che
assomiglia alla chierica dei frati, o dal loro essere morbidi e arrotondati e dal fatto
che una volta fritti presentano la linea di galleggiamento più chiara, simile ad un saio
con il cordone. Anche in Toscana, tra Lucca e Livorno, un dolce simile si chiama
“frate”. Per gli estimatori dei parafrittus più ampia è questa linea chiara, migliore è
stata la lievitazione e dunque più buono al palato è il dolce.
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