Sapori di Sardegna: Pane sardo: eccellenza con una storia millenaria, dal tempo dei nuraghi ad oggi  

by Alessandra Guigoni

L’arte della panificazione sarda affonda le sue radici in un passato remoto, risalente fino alla civiltà nuragica, quando i Sardi già panificavano, come testimoniano i bronzetti artistici noti in tutto il mondo, creando uno degli alimenti identitari dell’Isola, mantenuto tale sino ai giorni nostri.

I Nuragici, straordinari costruttori di torri e valenti navigatori, pastori e agricoltori, producevano il pane che era parte essenziale sia del loro quotidiano, sia di rituali e celebrazioni collettive, come accade tuttora durante le grandi feste e sagre nel corso di tutto l’anno in moltissimi comuni della Sardegna.

I villaggi nuragici erano spesso circondati da campi di grano, dotati di rudimentali macine e forni in cui le donne lavoravano per produrre il pane. Ogni fase della panificazione aveva un significato che va ben oltre il semplice nutrimento: gesto sacro, omaggio alla terra e alla comunità, univa abilità pratiche a rituali magico-religiosi. Il pane contribuiva anche a rafforzare legami familiari e di clan, tramandando una sapienza antica come le migliaia di nuraghi che ancora oggi svettano in tutto il territorio sardo e che sono candidati a diventare patrimonio dell’UNESCO.

Il pane sardo, o per dirla meglio i pani sardi, rappresentano un mondo variegato e affascinante, con centinaia di tipologie diverse che raccontano la cultura e l’identità dell’isola. Ci sono i pani a mollica, come il civraxiu e il moddizzosu, i pani a pasta dura come il coccoi, e i pani sottili e biscottati, tra cui il celebre carasau e il pistoccu.

Da secoli, il pane è il fulcro della dieta sarda, che ha saputo sviluppare una straordinaria varietà di ricette, alcune delle quali – come il carasau e il pistoccu – conosciute ed apprezzate in tutto il mondo per il loro gusto unico. Questo perché in Sardegna, il pane è molto più di un alimento: è un simbolo di tradizione e appartenenza, un rito che scandisce il calendario e celebra ogni occasione. Ogni stagione, ogni festa e ogni santo ha il suo pane dedicato.

Il patrimonio culturale dei pani sardi è immenso, con una ampia varietà di forme, ingredienti e usanze che variano da zona a zona. Gli ingredienti principali del pane tradizionale sardo sono semplici e genuini: semola di grano duro, lievito naturale, acqua di fonte e un pizzico di sale marino. A questi, nei pani più ricchi o festivi, si aggiungono ingredienti come zafferano, olive, ciccioli di maiale, ricotta, cipolle, zucchine, pomodori, uvetta e molto altro, seguendo la creatività e le tradizioni locali.

Tra i pani più tipici si trovano quelli artistici, decorati a mano per le grandi occasioni, come battesimi, matrimoni e feste religiose, un vero capolavoro di artigianato e devozione. I pani sardi si dividono generalmente in due grandi categorie: i pani con mollica – che può essere soffice, come nel caso del moddizzosu e del civraxiu, o più compatta come nel coccoi, spesso decorato con dettagli raffinati – e i pani a sfoglia, che possono essere morbidi, come la spianata di Ozieri e lo zichi di Bonorva, o croccanti e biscottati.

Il pistoccu e il carasau sono esempi emblematici di pani biscottati, pensati per resistere nel tempo e accompagnare i pastori durante i lunghi periodi della transumanza. Con la loro doppia cottura, questi pani si conservano a lungo, mantenendo intatto il loro sapore.

I pani sardi non raccontano solo la bontà del cibo, ma anche i paesaggi dell’isola: le distese di grano duro da cui si ottengono le semole per pane, pasta e dolci tipici. Rappresentano dunque un legame profondo con la terra, un racconto vivo di tradizioni, sapori e saperi antichi.

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