La ricetta della favata sarda è davvero adatta a celebrare l’autunno, i primi freddi, il foliage che adorna i luoghi di campagna e di città, il piacere di coccolarsi in casa con cibi e vini deliziosi e corroboranti.
Piacevolmente gustosa ed energetica la favata sarda può costituire anche un piatto unico. A dispetto del nome le fave sono sì l’ingrediente principale ma insieme alla carne suina. Si utilizzano, tradizionalmente, le parti meno nobili della bestia, dalla cotenna ai piedini, alle orecchie…questo perché la favata era un piatto “povero” della cucina contadina, dove non si sprecava nulla e appunto del maiale si utilizzava quasi tutto nella civiltà rurale di un tempo.
Alla preparazione di base, con le fave essiccate e la carne, si aggiungono, secondo la località, verdure autunno-invernali dell’orto, dal cavolo al cavolo verza, ai finocchi, accompagnati da erbe selvatiche tipiche, in primis il finocchietto selvatico. Le fave vanno messe ammollo dalla sera precedente, sciacquate, messe in pentola con acqua e sale e lasciate cuocere; quando iniziano ad essere morbide si aggiunge la carne di maiale, oggi si utilizzano costine e salsiccia, e a quasi cottura ultimata, si aggiungono il cavolo tagliato a striscioline e il finocchietto, e si aggiusta con sale e pepe. Non bisogna avere fretta, è un piatto “lento” per intenditori dell’antica cucina contadina.