A Natale e a Santo Stefano i primi piatti possono variare, possiamo proporre ai nostri ospiti dai
ravioli nostrani al risotto allo zafferano sardo, sino alla pasta al forno, ma per secondo piatto ci
vuole una carne sarda, possibilmente di capretto, così tenera e gustosa, cucinata in umido, in
padella o arrosto, come è tradizione da sempre.
Il capretto sardo è una delle carni più sane e squisite sul mercato, pascola allo stato semibrado ed
è nutrito in modo naturale. Per arrostirlo si mette in graticola o se il pezzo è consistente allo
spiedo, facendo cuocere la carne lentamente. In umido si accompagna ai carciofi o alle patate, ai
cardi, al pomodoro secco, e ugualmente vuole una cottura lenta e sapiente. La fretta è nemica di
questa carne. In alternativa si può fare “inbinada” ossia messa a macerare in vino rosso, come
Cannonau o Monica, per almeno 12 ore, con spezie come chiodi di garofano e qualche foglia di
alloro. La carne si mette in padella e si sfuma con altro vino, cotta con cipolle rosse sulcitane o
della Marmilla, sale e pepe quanto basta.
O ancora la carne di capretto si cuoce a piccoli tocchi in padella, facendola stufare con il
coperchio, su di un letto di trito di aglio, cipolla, pomodoro secco, peperoncino e olio evo sardo.
Una volta cotta si può accompagnare con le creme di verdure Imprentas e patate al vapore.