La pasta sarda era famosa sin dal Medioevo: veniva richiesta ed esportata nei principali porti della penisola. Non è un mistero che su filindeu sia una pasta che ha -a occhio e croce- una tecnica millenaria di lavorazione: si tratta infatti di capelli d’angelo filati esclusivamente a mano, essiccati al sol e poi cotti brevemente in brodo di pecora e conditi con abbondante pecorino sardo.
Le paste sarde si dividono in fresche, ripiene (come i culurgiones d’Ogliastra) e non, e in paste essiccate. Queste ultime sono sempre state oggetto di esportazione, sino all’Età moderna, dove erano richieste alle mense della nobiltà per il fatto di essere prodotte interamente a mano e avere forme molto graziose e belle a vedersi: uccelli, creste di gallo, fiori di varia foggia, anellini intrecciati eccetera. Tra le paste essiccate più note abbiamo la fregola (in sardo fregula) di varie grandezze e formati, i macarrones de busa (it. bucatini), e i malloreddus (it. gnocchetti sardi), anch’essi di varie grandezze.
La pasta sarda viene fatta con sola semola di grano duro, sale marino e acqua di fonte, a volte aromatizzata e colorata con lo zafferano sardo, produzione di cui è ricca l’Isola.