Negli ultimi anni la Sardegna è diventata destinazione di un nuovo tipo di turismo, quello legato alla longevità. Molte persone infatti sono alla ricerca della ricetta per trascorrere una lunga vita e in salute e vengono in Sardegna per scoprirla. La Sardegna è infatti una delle cinque cosiddette Blue Zone mondiali insieme all’Isola di Okinawa in Giappone, Nicoya in Costa Rica, l’isola di Ikaria in Grecia e Loma Linda in California. Qui la longevità maschile e femminile è da record e nel corso degli ultimi 25 anni studiosi di varia estrazione, medici, nutrizionisti, antropologi, demografi, hanno cercato di comprendere il segreto dei centenari.
I tratti comuni agli abitanti di queste cinque zone sono una dieta equilibrata, il forte senso di comunità, la spiritualità, la vita attiva e piena. In Sardegna in particolare è l’Ogliastra l’epicentro della longevità, anche se vi sono paesi in altre zone dell’Isola dove gli ultranovantenni sono numericamente molto rilevanti.
La dieta equilibrata dei centenari sardi è fatta da una alimentazione varia, e dal consumo di un po’ di tutto, compresi vino, formaggi stagionati, in quantità modeste, e accompagnati da uno stile di vita attivo e sereno.
Nelle piccole comunità dell’interno dell’Isola la vita scorre placida, dedicandosi ai nipoti e pronipoti, all’orto e alla vigna di famiglia, a passeggiate e ai piaceri della chiacchiera sulle panchine della piazza principale del paese.
I prodotti consumati sono genuini, spesso fatti in casa, i sapori semplici, le ricette della tradizione, come la pasta fresca al sugo, il minestrone, l’arrosto di carne, i dolci a base di mandorle, e un bicchiere di vino rosso sono indicati come tra gli elisir di giovinezza dei centenari sardi.
La longevità è multifattoriale e dipende dallo stile di vita, dall’alimentazione, dall’ambiente incontaminato, senza fonti di inquinamento, e ovviamente dal DNA. Tutti questi fattori contribuiscono, ma nessuno, pare, è determinante da solo.
Gli scopritori del fenomeno “Blue zone” sono stati il demografo francese Michel Poulain e il medico sardo Gianni Pes, a cui si è aggiunto il giornalista scientifico Dan Buettner del National Geographic, che ha fatto scoprire al mondo intero il miracolo delle Blue Zone e dell’alimentazione praticata in queste zone.
Non molti sanno che il termine “blue zone” deriva dall’aver cerchiato, ormai quasi 3 decenni fa, con un pennarello blu quei paesi sardi che avevano un numero eccezionale di centenari rispetto alla popolazione totale. Il termine è passato a designare le aree e le caratteristiche demografiche straordinarie.
Il fatto che due delle cinque “zone blu” siano collocate nel bacino del Mediterraneo è correlato alla Dieta mediterranea, alla cui base vi è il consumo di cereali integrali, cinque porzioni al giorno di frutta e verdura, l’abitudine a consumare frutta oleosa in guscio e legumi, e in misura minore formaggi, carni bianche, pesce e uova.
I supercibi o superfood sono tanti: si tratta di alimenti che hanno delle caratteristiche nutrizionali che li rendono degli antietà potenti, capaci di contrastare l’azione dei radicali liberi.
Tra i superfood consumati spontaneamente e per tradizione dagli ultranovantenni la frutta secca, ricca di sostanze nutritive, sali minerali, vitami e antiossidanti: mandorle, noci, nocciole e via discorrendo. Tutti prodotti, specie le mandorle, presenti nei buonissimi dolci sardi, genuini, senza coloranti né conservanti, mediamente preparati con meno di 5 ingredienti, quindi di facile digeribilità.
Tra i super food collochiamo anche il vino rosso e il mirto, che sono bevande per eccellenza in Sardegna. Chi non ha mai consumato un bicchiere di Cannonau o bevuto un bicchierino di liquore di Mirto in Sardegna? Ebbene entrambi contengono le preziose antocianine, anti-age naturali e potenti antiinfiammatori, quando consumati con moderazione naturalmente. E ancora il pane con lievito madre, che ha un indice glicemico più basso, è più digeribile e contiene nutrienti di maggiore qualità.
Anche i latticini e i formaggi ovini e caprini, prodotti con latte di pecore e capre allevate allo stato semibrado, che mangiano erbe spontanee e vivono in un ambiente sano e pulito, hanno interessanti proprietà nutraceutiche.
Una ricetta molto semplice è quella del minestrone ogliastrino, che comprende sia prodotti dell’orto, come cavoli, fagioli, patate di montagna, sia erbe spontanee raccolte localmente, spesso curative e ricche di proprietà interessanti, su cui si versa un filo di olio evo (ossia extra vergine d’oliva) buono, o s’insaporisce con un po’ di lardo, cospargendolo poi con una generosa spolverata di pecorino sardo in fase di impiattamento. Salubre, genuino e gustosissimo, come tutti gli alimenti di questa terra di tradizioni millenarie.