Aranzada

by Alessandra Guigoni
aranzada

S’aranzada è un prezioso candito di scorza d’arancia, che in Sardegna è un dolce davvero caratteristico e
tipico.
Pasticcino delicato e raffinato, è composto da scorza di arancia candita, scagliette o mandorle intere,
secondo il paese e la ricetta, nonpariglia colorata, in sardo traggea (dal francese dragée).
De s’aranzada ne scrive anche la scrittrice premio Nobel per la Letteratura Grazia Deledda, ad esempio nel
romanzo Cenere (1903): «Rientrato a casa Anania riferì ogni cosa a zia Tatàna, mentre la donna, seduta
davanti a un braciere, preparava un dolce di scorze d’arancio, mandorle e miele, da portare in regalo ad un
importante personaggio cagliaritano».
La ricetta prevede alcune varianti, nella preparazione delle bucce, nella cottura, negli ingredienti (con la
presenza o meno dello zucchero) e nella forma.
La ricetta dell’aranzada prevede di sbucciare le mandorle (100 g circa già sbucciate), tagliarle a fili sottili o
lasciarle intere, a piacere, e farle tostare brevemente in forno. Nel frattempo si pesano le bucce d’arancia
non trattata, circa 300 g e si mette da parte l’equivalente del peso in miele. Le bucce vanno pulite togliendo
l’albedo, lasciandole a bagno e cambiando l’acqua più volte, per alcuni giorni.
Si versano le bucce in un tegame con un dito di miele sul fondo e si aggiunge lentamente il restante miele
portandolo ad ebollizione a fuoco moderato fino al completo assorbimento. A fine cottura si aggiungono le
mandorle facendole amalgamare con le bucce candite. Si versa il composto in una teglia e si stende in
modo uniforme; si taglia a losanghe e si posizione su foglie di limone o d’arancio o in pirottini di carta.

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