Mortu mortu, su Prugadoriu, is animeddas: sono solo alcuni dei nomi con cui si chiama la magica notte
dell’ultimo giorno di ottobre, la vigilia di Ognissanti, quando in Europa, da sempre, si festeggia il “ritorno”
dei morti dall’aldilà con offerte di cibo, rituali, danze sfrenate, carnevalate… La popolare festa di Halloween
americana non è altro che la attuale spettacolarizzazione di ancestrali miti e riti pagani, che insieme ai padri
pellegrini nord europei varcarono l’oceano Atlantico, approdando in nord America.
Detto questo: cosa si mangia per Halloween in Sardegna? Un tempo i bambini facevano collette, di casa in
casa, raccogliendo frutta secca, agrumi, mele, qualche piccolo dolce. Nelle case si consumava un ricco pasto
e un piatto di pasta si lasciava sul tavolo per i propri morti, nel caso fossero passati a “visitare” la famiglia.
Molte erano le superstizioni che circondavano questa festa per cui i morti erano ricordati a volte con
nostalgia a volte con timore. Bisognava propiziarseli, non farli inquietare, superando così la notte più
magica dell’intero anno, quella in cui il ‘varco’ tra il mondo dei vivi e quello dei defunti era aperto e tutto
poteva, in teoria, succedere.
Tra i dolci di questo periodo spiccano quelli con sapa di uva cotta, la famosa saba, con cui si realizzano dolci
profumati e aromatici, come pabassinos, pan’e saba eccetera. Si mangiano inoltre tutte le paste ripiene, dai
culurgiones di patate dell’Ogliastra ai ravioli di formaggio e bietole e via discorrendo. Il giorno di Ognissanti
un ricco piatto di carne troneggiava sulla tavola riccamente imbandita. Non mancava la frutta secca, come
fichi e uva passa, noci, nocciole e naturalmente mandorle. Era un anticipo delle feste natalizie, un momento
di festa ma anche di mesto ricordo dei propri cari defunti.