1) Sei una nota food blogger, influencer ed esperta di prodotti agroalimentari. Come affronti
le sfide lavorative e quali sono le competenze necessarie per lavorare nel settore?
Viviamo in un’epoca di bulimia gastronomica, nella quale il cibo è costantemente sotto i riflettori, passato attraverso la mediaticità di innumerevoli programmi di cucina, fotografato prima di ogni boccone, osannato attraverso i piatti di chef stellati a colpi di stelle, cucchiai, cappelli, divenuto bene di conforto durante una pandemia che ci ha visti alle prese con produzione di lievitati e ricette di qualunque genere da mattina a sera. Riuscire a trovare la propria voce e mantenere uno stile di scrittura coerente in questa overdose mediatica sembra essere un’impresa titanica.
“Content is the king” recitava Bill Gates in tempi non sospetti, profetizzando che i contenuti con i quali si presenta un prodotto o un servizio siano più importanti del prodotto o del servizio stesso.
Niente di più condivisibile, e proprio grazie a questo assunto, è possibile distinguere una narrazione di valore nel mare magnum dei vari media. “Experience is the queen” è invece la definizione che mi permetto di coniare in risposta all’assunto di Mr. Gates. Oggi neanche più un buon contenuto è sufficiente per emergere e farsi notare; servono esperienza ed esperienzialità. L’esperienza è necessaria per avere le giuste competenze per risultare credibile agli occhi e alle orecchie dei veri professionisti, e i percorsi trasversali possono aiutare nell’accumulare esperienze.
La verticalità e l’iperspecializzazione nel lavoro, così richiesta per decenni, oggi potrebbe rivelarsi poco utile per affrontare le sfide odierne in un’ottica di multidisciplinarietà. E l’esperienzialità è una condizione imprescindibile a tutti i livelli sia per un singolo che per un’azienda. Le emozioni generate da uno speech coinvolgente, una modalità di fruizione innovativa di un servizio, il “gaming” che coinvolge un gruppo attraverso elementi ludici, sono quelle che si imprimono maggiormente nella testa degli utenti. I consumatori vogliono essere sempre più “consum-attori” vivendo una determinata esperienza da
protagonisti. Le mie sfide personali sono legate ad “esperienza” ed “esperienzialità”; la costante formazione mi
aiuta ad accumulare esperienza, mentre il mettermi alla prova sviluppando idee che afferiscono al pensiero laterale mi consente di proporre progetti esperienziali.
2) La cucina sarda, i prodotti sardi. So che sei un’estimatrice delle produzioni agroalimentari
della Sardegna, quali prodotti ti incuriosiscono di più, quali usi abitualmente in cucina, quali
vorresti provare? Hai una ricetta sarda del cuore?
La Sardegna è una terra straordinaria ricca di tipicità, della quale mi piacerebbe conoscere storia, aneddoti e curiosità e scoprire luoghi e borghi al di fuori dei classici itinerari del turismo di massa. Conosco diversi prodotti tipici ma quelli che utilizzo maggiormente sono i pecorini, il tonno, la fregula e la bottarga di muggine, che adoro. Ho una predilezione per tutti i prodotti salati perché non mangio dolci non amandoli particolarmente, e quindi formati di pasta insoliti, formaggi e sott’oli introvabili e i vini, che avendo appena conseguito il diploma di sommelier, mi sono sempre utili per migliorare in questo straordinario e quotidiano processo di conoscenza. E non da ultimo, mi interessano gli oli perché nonostante il percorso per diventare assaggiatrice oli, su 530 cultivar italiane continuo a conoscerne poche ma vorrei assaggiarne sempre più. Le panadas e i culurgiones insieme ad un porceddu cotto a puntino, sono sicuramente i miei piatti sardi preferiti.
3) Cosa bolle in pentola, quali saranno i tuoi prossimi impegni food&wine?
Tra pochi giorni lancerò il mio blog www.papillebrille.it, che sarà un “contenitore coolinario” di cibo, vino, viaggi gastronomici nel quale racconterò anche di aziende agricole, vitivinicole e ristoranti. Ho trasferito la mia passione per l’enogastronomia dalla mia bottega fisica, gestita per sette anni, a uno spazio virtuale che se pur imperfetto mi rappresenterà. Vorrei che la scrittura gastronomica diventasse il mio mestiere; pertanto continuo a formarmi perché workshop, corsi e degustazioni esperienziali legati alla sensorialità sono quel sogno che sto facendo uscire dal cassetto. Attualmente lavoro come responsabile commerciale di un’azienda agricola della Tuscia che produce oli extravergine monoparticellari, ho realizzato una mia prima carta degli oli per un eco-resort e mi impegno ogni giorno affinché il mondo dell’extravergine di eccellenza possa uscire dal suo Medioevo per vivere il Rinascimento che ha portato il vino ad essere particolarmente attenzionato attraverso decine di corsi, eventi e manifestazioni di rilevanza internazionale.