Pane di Sant’Antonio

by Alessandra Guigoni

Sant’Antonio Abate è una festa molto sentita in Sardegna, dove in numerosi paesi si festeggia con
processioni, questue infantili, grandi falò notturni ed altri riti.
Naturalmente non mancano grandi mangiate e bevute. Oltre al tradizionale consumo di carne suina,
di sanguinaccio dolce e salato, salsicce, vino rosso, agrumi e frutta secca, per la festa, 17 gennaio, si
prepara anche un tipico pane, che in molti casi, arricchito di semplici prodotti zuccherini, diventa un
vero e proprio dolce.
La nostra scrittrice Premio Nobel per la Letteratura Grazia Deledda ne Le tradizioni popolari di
Nuoro scrive nel 1896 di falò e di una panata di miele e pasta, testimoniando la vetustà di queste
tradizioni sarde, che perdurano ai giorni nostri: “Per Sant’Antonio (17 gennaio) si usano accendere
grandi fuochi entro l’abitato e nei cortili. (…) in moltissimi villaggi si fanno dolci speciali per
questa festa, e particolarmente la ‘panata’ di miele e di pasta”.
In molte regioni d’Italia vige la tradizione di preparare dei panini per Sant’Antonio Abate,
protettore degli animali e degli agricoltori, che vengono benedetti in chiesa e distribuiti ai fedeli,
affinché ne diano un pezzettino ai propri animali domestici, per proteggerli dalle malattie. Il pane di
sant’Antonio è un rituale magico-religioso, precristiano chiaramente, che la Chiesa cattolica ha fatto proprio. Una leggenda veneta, ad esempio, narra che la vigilia di Sant’Antonio gli animali,
magicamente, siano in grado di parlare. In Sardegna sono davvero tanti i dolci che vengono preparati in questa occasione, il più famoso dei quali è su pistiddu, tipico della Sardegna centro-orientale, dolce ornato a mano ricco di sapa e frutta
secca.

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