Parla come mangi: le parole del cibo sardo

by Alessandra Guigoni
piatti freddi

Fregula o fregola?

La chiamiamo comunemente fregola ma in realtà è l’italianizzazione, errata, della parola fregula, l’antica pasta sarda, la cui origine si perde nella notte dei tempi e di cui abbiamo tracce certe già in un documento spagnolo del 1612, citata tra le paste tipiche della Sardegna. Questa pastina è rotonda, simile al couscous ma di fattezza più grande, fatta di buona semola, spesso tostata in forno, di grande sapore e versatilità in cucina. Tradizionalmente si produce a mano in una conca di terracotta, con l’azione rotatoria della mano, mescolando sapientemente la semola via via con acqua pura di fonte, o uovo sbattuto, nella sua versione più ricca, o ancora, volendo, con l’aggiunta un pizzico di zafferano sardo. Il nome fregula deriva dall’antico latino frĭcāre ‘sfregare’ dovuto all’azione della mano che appunto strofina con movimenti circolari la semola sul fondo del bacile di terracotta (in sardo tianu o scivedda, secondo le zone geografiche), ricavandone con pazienza l’aiuto di un liquido, palline caratteristiche, di varia grandezza.

Secondo la zona della Sardegna viene chiamata anche succu (Logudoro e dintorni) o pistizone (nel Nuorese e dintorni). Ma non chiamatela fregola, che, in italiano, è solo lo stato di eccitazione dei mammiferi. Si chiama fregula, come ha anche recentemente certificato la blasonata Accademia della Crusca in una nota (https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/fregola-o-fregula/27373).

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